Arte e Luce - L'esperienza con il Maestro Kengiro Azuma
“L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni.”
(Paulo Coelho)
Crediamo fermamente nel potere di questa affermazione perché la condivisione è l’essenza della crescita culturale e offre stimoli sempre nuovi per alimentare il sacro fuoco della passione per il nostro lavoro.
In questo tempo abbiamo sempre più nutrito e rafforzato la consapevolezza che solo condividendo le nostre esperienze possiamo crescere professionalmente e culturalmente.
Abbiamo, dunque, deciso di raccontarvi dei nostri casi studio, delle nozioni di illuminotecnica e dei progressi scientifici che rendono possibili la realizzazione di diverse soluzioni che hanno l’unico scopo di emozionarci attraverso la luce e la tecnologia. Così, da oggi in poi, ogni settimana un membro del Team OperaLuce racconterà un po’ di sé e del proprio lavoro su questo blog.
Io sono Antonio Biscaglia e in OperaLuce mi occupo di progettare, studiare e analizzare le migliori soluzioni per l’illuminazione di Beni Artistici e Storici.
L’arte è il cuore pulsante dell’uomo, attraverso l’arte siamo in grado di esprimere concetti evanescenti ma potenti al contempo che segnano un’autostrada di collegamento diretto tra la nostra epidermide e la nostra anima.
Tempo fa avemmo l’occasione di ospitare a Matera il grande Maestro Kengiro Azuma, un ometto piccolo di statura ma grande nella sua essenza. Paradossale come sulle spalle dell’esperienza di quell’uomo minuto potevamo godere di una visione della vita così alta! Uno degli aspetti più belli del maestro Azuma, così come dell’uomo, era la sua consapevolezza che la realtà è sempre in divenire, anche quando sembra che sia giunta al termine.
Una sua opera, più di tutte le altre, fu di ispirazione per noi. Nel chiostro del complesso rupestre di Madonna delle virtù e san Nicola dei greci, all’ombra degli ulivi che prepotentemente sfidano gli elementi per sopravvivere, era adagiata una delle sue opere più enigmatiche… una distesa di specchi, il suo titolo era “cielo di Matera”. Una scintilla si accese nei nostri cuori, era palese l’invito del Maestro. Quegli specchi avevano il compito di offrirci un nuovo punto di vista dal quale osservare quel cielo ceruleo che eravamo avvezzi a contemplare con naso all’insù. Ora lo potevamo osservare col capo chino, quasi in ossequiosa riverenza, avevamo un punto di vista forse filtrato ma bastò un passo per ritrovare in quello specchio il nostro volto… il nostro volto e il nostro cielo si incontravano in un solo sguardo e allora tutto fu più chiaro: bisogna confrontarsi per ritrovarsi! Ci riecheggiò la frase di Jean Cocteau, che sosteneva: «Gli specchi dovrebbero riflettere un momento prima di riflettere le immagini».
Bene, quel momento fu di ispirazione: fu la conferma che attraverso la condivisione possiamo crescere insieme.
Antonio Biscaglia
concessioni foto Coop Cave Heritage http://www.caveheritage.it/